Il tuo bambino ancora non parla? Quando preoccuparsi secondo i pediatri

Il tuo bambino non ha ancora detto la sua prima parola? Ecco quando dovresti preoccuparti secondo i pediatri.

La crescita e lo sviluppo del linguaggio nei bambini sono processi che suscitano grande interesse e talvolta preoccupazione tra i genitori. La dottoressa Edwige Antier, una nota pediatra, sottolinea l’importanza di non sottovalutare eventuali ritardi nel linguaggio dei più piccoli.

quando preoccuparsi quando il bambino non parla ancora
Attenzione a questi segnali – goodbabyfood.it

Fin dai primissimi mesi di vita, il bambino inizia a sviluppare le sue capacità linguistiche. Già intorno ai 2 mesi, si assiste a un arricchimento progressivo del vocabolario che continua nel corso dei mesi successivi. “Durante il primo anno di vita, sono gli scambi verbali con il bambino a favorire l’ampliamento del suo vocabolario”, spiega la dottoressa Antier. Questo processo è così cruciale che Stanislas Dehaene, specialista in neuropsicologia, ha evidenziato come molti genitori non siano pienamente consapevoli dell’importanza di parlare ai loro figli fin dal primo anno di vita.

A 2 anni, se un bambino pronuncia solo poche parole o mostra difficoltà nell’esprimersi mentre l’inizio della scuola si avvicina, è comprensibile che i genitori comincino a preoccuparsi. Tuttavia, è essenziale conoscere le fasi normali dello sviluppo del discorso per capire quando effettivamente allarmarsi.

Segnali che dovrebbero allertare

Dai primissimi mesi è fondamentale osservare le interazioni del bambino con l’ambiente circostante: la sua reazione ai suoni colorati, la capacità di seguire oggetti con lo sguardo o rispondere ai sorrisi sono tutti indicatori importanti. Un altro aspetto da monitorare attentamente è la comprensione: se il bambino sembra capire ordini semplici ma non riesce ad eseguirli o a interagire adeguatamente potrebbe essere necessario approfondire.

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Se noti questi segnali rivolgiti a un pediatra – goodbabyfood.it

Spesso si tende a giustificare il ritardo nel parlare attribuendolo ad altre abilità in via di sviluppo come quelle motorie; tuttavia questa spiegazione può non essere sufficiente. La dottoressa Antier mette in guardia contro la tendenza a minimizzare l’importanza degli scambi verbali privilegiati per lo sviluppo linguistico.

Tra le cause possibili di un ritardo linguistico vi sono gli scambi insufficientemente stimolanti tra genitori e figli ma anche condizioni specifiche come disturbi dello spettro autistico o disfasia. In questi casi una diagnosi precoce e un supporto mirato possono fare una grande differenza nello sviluppo comunicativo del bambino.

L’intervento tempestivo è cruciale: più precocemente vengono identificate e affrontate eventualità problematiche legate al linguaggio, maggiormente sarà possibile supportare efficacemente lo sviluppo comunicativo del bambino attraverso strategie mirate e personalizzate.

Per i genitori che notano potenziali ritardi nel linguaggio dei propri figli è importante rivolgersi senza indugio al pediatra per una valutazione approfondita. Oltre alle visite regolari dal medico curante possono essere utilizzati centri risorse specializzati presso ospedali pediatrici oppure consultazioni con psicomotricisti e logopedisti esperti nella gestione delle problematiche linguistiche infantili.

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